Mazza Capitolare
Avorio Si chiama mazza capitolare, perché apparteneva al Ciantro o Cappellano del Capitolo della Cattedrale, uno dei maggiori esponenti del Capitolo stesso. In base al canone 509 del diritto canonico il Capitolo è il collegio di sacerdoti al quale spetta " assolvere alle funzioni liturgiche più solenni nella chiesa cattedrale o collegiale; e spetta inoltre adempiere i compiti che gli vengono affidati dal diritto o dal Vescovo diocesano". In realtà anticamente le funzioni non erano solo queste, tanto che il Di Bartolo (cfr. S. Di Bartolo, Monografia sulla Cattedrale…, 1903, p. XLIII) in maniera epigrammatica afferma che "il Capitolo è il Parroco"; aveva quindi pieno potere decisionale e amministrava la Cattedrale come oggi, appunto, fa il parroco. Sempre il Di Bartolo (cfr. idem, p. XLII) informa che il Capitolo è costituito da 24 Canonici, fra cui ci sono tre dignità: Ciantro, Arcidiacono e Decano. Probabilmente l’opera è ascrivibile alla seconda metà del XVII secolo; le raffigurazioni incise sull’avorio del bastone trovano, infatti, la loro ispirazione nel ricco repertorio di stampe popolari, soprattutto xilografie, di tipo devozionale che erano spesso diffuse dopo la Controriforma tridentina. E si può anche ipotizzare che non sia stato realizzato in un laboratorio siciliano, ma che sia stato importato da una bottega dell’ Italia Settentrionale o del centro Europa. Alcune città dell’Italia Settentrionale, soprattutto quelle del versante orientale come Treviso, Padova e Venezia, erano già dal XV secolo importanti centri di raccordo fra l’ Oriente e l’Europa. Dai paesi orientali importavano l’avorio che poi sarebbe stato abilmente lavorato nell’Europa centrale, ricca di artisti eccellenti in questo tipo di produzione (cfr. S. La Barbera, Gli avori, in Wunderkammer siciliana…, 2001, p. 229). E’ quindi verosimile che qualche prelato, forse proprio lo Spadafora, di cui probabilmente reca lo stemma, abbia commissionato il bastone ad una bottega di queste due aree geografiche. Lo stile, la tipologia e la decorazione rimandano a numerose opere in avorio importate proprio da questi centri stranieri. Un esemplare similmente decorato, ad esempio, è l’agoraio custodito a Palermo nella Galleria Regionale della Sicilia, realizzato probabilmente in Germania (cfr. S. La Barbera, scheda II, 55 a-b, in Wunderkammer siciliana…, 2001, p. 235). Il bastone è costituito da 15 segmenti più il pomolo e il puntale. In ogni segmento è presentato un esempio della vita di un eremita. Partendo dall’alto verso il basso vengono raffigurati: un vescovo che battezza; sullo sfondo di un paesaggio, S. Giacomo con stampella e conchiglie sul manto; la fuga in Egitto; S. Antonio Abate con un bastone a forma di T e un porcospino; un eremita con saio che porta una borsa ad uno stilita; una donna che potrebbe essere la Maddalena con un vaso d’unguento e una croce sullo sfondo di un paesaggio; un S. Giovannino con croce e bandiera; S. Rosalia in penitenza sul monte, tentata dal diavolo; S. Francesco e S. Onofrio ricoperto interamente dai suoi capelli; S. Gerolamo in penitenza con il leone; S. Francesco di Paola che naviga sul suo manto per approdare ad isolotto con una chiesa, sul mare in lontananza una nave; S. Cristoforo; S. Antonio da Padova (probabilmente) che legge sotto un albero, sullo sfondo un ponte attraversato da una figura e un mulo; un santo francescano che porta una croce e un uomo seminudo in preghiera; dei frati in adorazione della croce, uno dei quali si trova sotto una capanna. Sul pomolo entro una cartella tre testine di angeli e uno stemma cardinalizio raffigurante una mano che impugna una spada con tre monti; potrebbe trattarsi dello stemma degli Spadafora.
Inedito |